Quelli provenienti dall’Africa centrale sono dei distillati di frutta molto grezzi e che solo da pochi anni hanno cominciato ad essere prodotti a livello industriale. Per secoli ad appannaggio dei contadini delle tribù della Nigeria, del Ghana o dell’Uganda, sono prodotti con scarsissime materie prime e con metodi di distillazione spesso antiquati.
Tra i distillati africani più conosciuti, perché inseriti all’interno di un circuito commerciale, ci sono il “Waragi” prodotto in Uganda con le banane o con la manioca e l’“Ogogoro” distillato in Nigeria e in Ghana dalla linfa di una particolare palma. Questi liquori raggiungono un grado alcolico molto elevato specie nella loro versione originaria e presentano diverse impurità.
Waragi
Con il termine “Waragi” si indicano in Uganda i liquori ottenuti dalla distillazione di banane, manioca o canna da zucchero a seconda della disponibilità e della zona di produzione. Il più famoso è il Kasese la cui materia prima è la banana. Il termine Waragi potrebbe derivare dall’inglese “war gin”, in quanto veniva fornito alle truppe inglesi impegnate nella campagne coloniali per infondere loro coraggio. La produzione del waragi inizia con la preparazione della polpa di banana. Le banane vengono sbucciate e ridotte in poltiglia. La poltiglia viene fatta fermentare tramite l’aggiunta di acqua e una volta fermentata viene distillata. La distillazione dei prodotti destinati alla vendita avviene in alambicchi a colonna. Solitamente questo liquore è sottoposto a una doppia o tripla distillazione. Si segue lo stesso procedimento per il Waragi di manioca.
Ogogoro
L’Ogogoro è un distillato ottenuto dalla linfa della palma Raffia. E’ originario della Nigeria, del Ghana e del Benin, dove viene prodotto a livello artigianale. Viene prodotto a livello industriale solo da pochi anni. Originariamente era consumato solo durante le feste religiose o durante i matrimoni. La produzione di questo distillato si divide in varie fasi. La prima consiste nell’estrarre la linfa dall’albero piantando dei chiodi nel tronco. Il liquido che fuoriesce viene raccolto in taniche di plastica. La linfa raccolta viene fatta fermentare per 72 ore. Il risultato è detto ‘vino di palma’ e può essere consumato anche senza essere distillato. La distillazione viene fatta in alambicchi artigianali dove il fuoco spesso entra in contatto con il liquido conferendo al prodotto finale note di affumicatura. Il distillato viene allungato con acqua piovana per abbassare la gradazione alcolica a 50-60 gradi. Viene imbottigliato senza invecchiamento. Il prodotto artigianale contiene grosse quantità di alcol metilico, un inconveniente a cui si sta cercando di ovviare con l’avvio della produzione a livello industriale.