La tecnica della distillazione ha origini molto antiche, da quanto ne sappiamo oggi i primi strumenti utilizzati per la distillazione di alcool e oli essenziali risalgano nientemeno che al 4000 a.C.
I segreti del procedimento della distillazione, ovvero della separazione di sostanze attraverso l’evaporazione è stato per secoli appannaggio di una ristretta cerchia di artigiani, conservando a lungo nel tempo un fascino particolare, legato alla storia produttiva, ma anche avvolto da un alone di magia e mistero.
Questo particolare aspetto è stato in parte ridimensionato con l’ingresso nell’era industriale, quando la distillazione ha soddisfatto una crescente domanda da parte della popolazione, diventando un procedimento meno artigianale e sempre più codificato.
Oggi liquori ed altri alcolici, ma anche profumi, oli essenziali e altri diffusi e apprezzati articoli, nati dal processo di distillazione, vengono prodotti in serie. L’arte della distillazione continua però ad attrarre l’attenzione e la passione di milioni di estimatori nel mondo e tra i prodotti che tutti conoscono e molti amano c’è senza dubbio la grappa.
La grappa e la normativa italiana
La grappa è uno dei distillati per i quali noi italiani siamo noti nel mondo. Oggi la sua produzione è precisamente regolata, pertanto non ci si può improvvisare e mettersi a fare la grappa in casa, anche se attrezzature e procedimenti, sono potenzialmente alla portata di tutti.
Il DM 153 del 2001 non pone sostanziali differenze tra la produzione industriale e quella casalinga del distillato, che lo si produca per commercializzarlo o per uso personale, bisogna adempiere a non poca burocrazia e rispettare precise regole.
Produrre bevande alcoliche in clandestinità, porta nel nostro paese a pene che arrivano ai 3 anni di reclusione e a multe piuttosto salate.
Nelle ferramenta più fornite e naturalmente online, in e-commerce spesso dedicati a questo, non è difficile trovare alambicchi e tutto il necessario per la distillazione, ma mettersi poi a distillare in piena regola è un discorso più complesso.
Alambicco per grappa
Un buon distillatore grappa si compone in primis da un alambicco. I più piccoli, realizzati in vetro, possono costare poche decine di euro, quelli in rame possono raggiungere dimensioni più impegnative ed arrivare a costare fino a 600 euro e oltre.
L’alambicco si compone di una caldaia, che andrà ad accogliere le vinacce d’uva, un tappo per la chiusura ermetica e un tubo, detto “collo di cigno” dentro al quale passeranno i vapori fino a raggiungere una serpentina, che viene raffreddata ad acqua e che favorisce la loro condensa e quindi il processo finale della distillazione.
Un aspetto fondamentale, oltre ad avere una buona attrezzatura e a saperla usare, sarà che il processo di distillazione dovrà sempre avvenire alla temperatura di ebollizione dell’alcol etilico, cioè 78,4 gradi centigradi.
Nel metodo tradizionale, detto anche discontinuo, si mettono nella caldaia una quantità prefissata di vinacce e di acqua, per poi scaldare lentamente la caldaia fino allo svilupparsi dei vapori.
A partire da 78,4 gradi centigradi (e sino a 100), abbiamo il “cuore” della grappa, composto da alcol etilico e sostanze volatili che conferiscono gusto e aroma al distillato. Al di sotto, si ha la “testa” con presenza potenzialmente pericolosa di metanolo. Sopra i 100 gradi c’è invece la cosiddetta “coda”, non pericolosa per la salute, ma con notevole presenza di impurità che portano ad un sapore ed un odore spesso piuttosto sgradevoli. Saper distillare la grappa è quindi un’arte che si affina con l’esperienza e che a parità di ingredienti e attrezzatura può portare ad esiti anche molto diversi.