Chi avrebbe mai immaginato che oltre alla Scozia e all’Inghilterra anche il Giappone avesse il suo Whisky autoctono? Dal Giappone ci saremmo aspettati di tutto in materia di sushi ma difficilmente avremmo pensato a un superalcolico di tale stile.
Whisky giapponese: come nasce?
Si sa che i giapponesi sono noti per il loro spirito di osservazione e la capacità di rivisitare (spesso con risultati sorprendenti) qualunque cosa catturi la loro attenzione.
Ebbene, il Whisky non ha fatto eccezione a questa deformazione del popolo del sol levante. La sua storia comincia proprio con un giapponese, Masataka Taketsuru, già amante del Whisky occidentale che, nel 1919, decise di andare in Scozia per studiare chimica e in particolare l’arte della distillazione del malto. Al fine di imparare velocemente si iscrisse all’università di Glasgow e nello stesso tempo lavorava come apprendista in alcune distillerie scozzesi. Dopo due anni, una volta ‘rubato’ il mestiere, tornò in Giappone e cominciò a lavorare per alcune distillerie del suo paese mettendo a frutto ciò che aveva imparato.
Nel 1924 Masataka Taketsuru si unì a Kotobukiya (ora Suntory) per produrre il primo whisky single malt del paese, Yamazaki, a Osaka. Dopo dieci anni di intenso lavoro pensò che era arrivato il momento di realizzare qualcosa di tutto suo. Così nel 1934 riuscì a fondare la società “Nippo Kaju” a cui farà seguito la distilleria Yoichi, sull’isola di Hokkaido. Nel 1952 la società ha preso il nome di “Nikka Whisky” e da allora il suo whisky è diventato noto ai migliori intenditori del mondo, competendo con il Bourbon americano e il Rye.
Whisky giapponese: caratteristiche
L’ingrediente ‘segreto’ del Whisky giapponese risiede fondamentalmente nella ricerca della perfezione, che da sempre ha fatto parte della cultura di questo paese così affascinante. Ovvero il cercare e ricercare la perfetta combinazione tra temperatura ideale, esatta termodinamica e, ovviamente, una proverbiale dedizione al lavoro per la quale i giapponesi si distinguono.
Solo per definire alcune delle caratteristiche del Whisky giapponese ci baseremo su uno dei whisky più classici della Nikka, ovvero il Super Nikka, nato nel 1962. Il suo aroma è molto singolare, niente che vedere con i classici whisky americani o canadesi che, per quanto di ottima qualità, sono alquanto simili. Per darvi un’idea del sapore di quello giapponese pensate al profumo emanato dalla corteccia di una quercia ancora umida della rugiada notturna ma con il sole che comincia a farla evaporare. Ce l’avete presente? Ora immaginate il profumo di una quercia giapponese: morbido ma allo stesso tempo forte e fragrante. Un perfetto equilibrio tra profumo di vaniglia e cioccolato e legno aromatico. È qualcosa di spettacolare.
Whisky giapponese: frutto di una cultura singolare
La singolarità del whisky giapponese è decisamente il risultato di un insieme di fattori, tra i quali la loro singolare cultura. Il perfetto equilibrio tra laboriosità, autocontrollo e passione per la qualità li spinge a ricercare, senza posa, non solo il meglio in quanto a materie prime ma anche alla scelta dell’ambiente in cui quelle materie prime possono dare il meglio di sé. Il loro notorio amore per la natura ha dettato persino i siti in cui collocare le distillerie da cui si sarebbe potuto ottenere il whisky migliore.
La scelta di stabilire, per esempio, alcune tra le più importanti distillerie della Nikka Whisky in luoghi assolutamente isolati dalle città e dallo smog è decisamente uno dei fattori che più incidono sulla qualità del prodotto. Completamente immerse nel verde e a un’altitudine (700-800 metri) sufficiente a garantire un costante ricircolo di aria fresca per raggiungere la perfetta ebollizione, queste distillerie producono ormai da anni whisky unico nel suo genere.
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